Una gradita sorpresa il Banali narratore soprattutto per chi pensava di conoscerlo a fondo. E' uscito dalla sua penna uno spaccato dell'universo del "pan de furmentun e de l'acqua del fos", del duro lavoro dall'alba al tramonto, del giaciglio spesso fatto di sole foglie di granoturco, di case senza elettricità, né acqua, né gabinetto, ma anche di travolgenti passioni e di indistruttibili legami di solidarietà, di orgoglio che discende da padri che si riconoscono nel Quarto Stato e in un socialismo nascente.
Un mondo di forti tensioni emotive, di lacrime e sangue, di sofferenze ma anche di gioie e di feste collettive, che provoca il riso e il pianto, che si legge tutto di un fiato, che coinvolge e travolge dalla prima all'ultima riga e lascia alla fine un filo di nostalgia per i valori perduti.
(Dalla prefazione di Ibio Paolucci e Franco Giannantoni)
Sergio Banali è nato a Goito, in provincia di Mantova il 20 ottobre 1930. Vive a Varese dove inizia, sul finire delgi anni '50, la sua attività di giornalista come corrispondente dell'Unità e redattore del settimanale della Federazione comunista l'Ordine Nuovo, di cui diventerà direttore. Dal 1961 e per trent'anni lavora nella redazione dell'Unità di Milano, dove ricopre anche l'incarico di redattore capo. In seguito è collaboratore di "Cuore", il settimanale satirico di "resistenza umana", ideato da Michele Serra. Attualmente fa parte della redazione di "Triangolo Rosso", periodico dell'Associazione nazionale dei deportati nei campi di sterminio nazisti.